COMITINI SUL SET



Definire la città di Comitini una piccola Hollywood è certamente una esagerazione, ma non si può negare il fatto che una piccola cittadina così lontana dai circuiti cinematografici è stata scelta da due diversi registi come sfondo su cui realizzare altrettanti film. Parliamo di "Western di cose nostre" di Pino Passalacqua e de "Il giudice ragazzino" di Alessandro Di Robilant.


WESTERN DI COSE NOSTRE

IL GIUDICE RAGAZZINO


WESTERN DI COSE NOSTRE

Il primo film è del 1984 tratto da un racconto omonimo di Leonardo Sciascia sceneggiato da Andrea Camilleri per la regia di Pino Passalacqua ed interpretato da Domenico Modugno, Sergio Castellitto e Gabriella Saitta.

Ambientato nella Sicilia della prima guerra mondiale, tratta di un farmacista di paese figlio di poveri contadini, il dottor Nuara, che aveva intrapreso gli studi nella speranza che la nobile famiglia della sua fidanzata accettasse la loro storia.
Gli anni di sacrificio ed una posizione di rispetto raggiunta, non servirono a niente, i ricchi signori si rivolsero ad un mafioso del paese per convincere il giovanotto a lasciar perdere.
Don Tano Cuntrera e i propri scagnozzi fecero bene il loro lavoro picchiando a sangue il giovane farmacista.
Sarà la stessa fidanzata a decidere di rinunciare per il bene del proprio amato.

La storia inizia con un incontro casuale, avvenuto 24 anni dopo quel distacco, tra il farmacista ed una ragazza rassomigliante in tutto e per tutto a quell'innamorata persa tanto tempo prima, si rivelerà poi essere la di lei figlia.

Il risveglio dei ricordi, il dolore per l’amore contrastato s'intrecciano con l’odio rinnovato vedendo uno scagnozzo di don Tano che a causa di un mal di denti, era andato a rovistare nella sua farmacia. Quello sarà un primo omicidio portato a termine per placare l’antica sete di vendetta. Da qui nasce l'idea di scatenare un conflitto mafioso tra le due cosche esistenti nel piccolo paese.

La mafia tenterà invano di riappacificare le due parti, ma i delitti si  susseguono, in un primo momento  credono che una terza cosca voglia indebolirli per prendere il potere. Ma la realtà viene fuori ed il farmacista viene ucciso proprio nel momento dei festeggiamenti per la presa di Gorizia e per la fine della prima guerra mondiale.


IL GIUDICE RAGAZZINO

Il titolo del secondo film del 1993 è preso da un'incauta locuzione dell'allora Presidente della Repubblica Cossiga.  Esso analizza il perverso intreccio tra politica, affari e criminalità in Sicilia e la funzione di supplenza che una parte della magistratura ha svolto nei confronti del potere politico, inefficiente o corrotto, per la regia di Alessandro Di Robilant, interpretti Giulio Scarpati e Sabrina Ferilli.

E' la storia del giudice Rosario Livatino magistrato alla Procura di Canicattì alla fine degli anni '80. Dall'aspetto timido e all'apparenza remissivo non esita a far emettere mandati di comparizione per un gruppo di importanti imprenditori della Sicilia Orientale accusati di emettere fatture false allo scopo di riciclare denaro sporco proveniente dal traffico di droga. Pagherà con la vita la sua fermezza e verrà assassinato da due sicari. Un film privo di enfasi, esente da qualsiasi retorica che evita i toni della denuncia ed esalta il senso etico di un oscuro magistrato. " E' a gente comune come lui che, afferma il regista, è affidato il compito di ricostruire un'etica in questo paese". Il film è tratto dall'omonimo libro di Nando Dalla Chiesa edito da Einaudi.


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